Scuole
In generale qualsiasi scuola media può avviare il progetto LIFT, indipendentemente dalle sue dimensioni o dalla sua posizione. LIFT può essere adattato alle specificità della scuola per portare un valore aggiunto a tutti le parti coinvolte.
Riflessioni sull’esperienza LIFT
In sede di analisi si tende spesso ad attribuire grande importanza alle esperienze svolte in azienda dagli allievi. Gli stage LIFT, in effetti, sono situazioni del tutto nuove sia per i ragazzi sia per i docenti che li accompagnano e, soprattutto dal punto di vista emotivo, rappresentano un bel traguardo da superare.
Minor attenzione, per contro, viene riservata alla fase preparatoria agli stage che, a mio modo di vedere, rappresenta un altrettanto importante momento educativo e un prezioso percorso di crescita personale e di confronto con gli altri che merita di essere analizzato attentamente.
Lo svolgimento dei moduli preparatori, in effetti, con le relative aggiunte di materiali didattici e di attività specifiche che ogni docente LIFT, in base alle proprie esperienze personali, è in grado di portare, non può prescindere da una fase in cui i ragazzi sviluppano una migliore conoscenza di loro stessi. Si tratta di una sorta di percorso introspettivo che, come tale, prevede che gli allievi siano attori attivi del processo d’apprendimento e che imparino, pian pianino, a «guardarsi dentro» con grande onestà.
Lo sviluppo personale, in termini di competenza trasversale, si riflette nella capacit. di agire con autonomia e responsabilità nei diversi contesti di vita. Esso, inoltre, non può prescindere dall’acquisizione di una migliore consapevolezza di se stessi, intesa come percezione dei propri limiti e delle proprie potenzialità, fiducia nei propri mezzi e immagine realistica della propria persona.
Un altro aspetto interessante della fase che precede il lavoro vero e proprio riguarda l’approccio delle aziende collaboratrici nei confronti del progetto stesso. È infatti estremamente importante che le persone che le rappresentano riescano a calarsi perfettamente nella parte e che accettino di assumersi fino in fondo il ruolo educativo che la scuola delega loro. Le migliori esperienze, infatti, le abbiamo vissute con quei datori di lavoro che sottoponevano i candidati a un vero e proprio colloquio di presentazione e richiedevano la preparazione di un dossier di candidatura (curriculum vitae, lettera di motivazione, copia di certificati e di valutazioni scolastiche, ecc.). È molto interessante osservare come gli allievi, confrontati con queste richieste di tipo formale da parte delle aziende, si rendano conto dell’importanza del momento e assumino, in maniera molto naturale, atteggiamenti maturi e responsabili. Come non ricordare i nostri quattro allievi che, in attesa del loro primo colloquio presso una filiale Migros, vestiti in maniera elegante e «tirati a lucido», si dondolavano come bambini dell’asilo su un’altalena di fronte agli uffici del supermercato. E qualche attimo dopo, come se fossero improvvisamente diventati adulti, salivano la grande scalinata che conduce agli uffici della Direzione generale con fare serio e determinato.
In definitiva, quindi, il progetto LIFT non è solo un mezzo per sensibilizzare e avvicinare gli allievi al mondo professionale, ma rappresenta un’occasione unica per accumulare importanti esperienze per lo sviluppo della personalità.
Christophe Forni
Docente LIFT
Scuola media di Pregassona
L’esperienza LIFT
Sin dalla presentazione del progetto, mi è parso di intravvedere la bontà di questa strategia di avvicinamento dei nostri giovani al mondo del lavoro. La conferma l’ho avuta sin dalle prime settimane di implementazione del progetto nella sede di Balerna.
Quali gli elementi validi riscontrati?
Di sicuro la possibilità per diversi allievi di vivere un’esperienza positiva all’interno della scuola. Allievi che sono sempre stati raffrontati con risultati scolastici scarsi e con momenti di vita personale caratterizzati da diverse negatività, hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con persone che hanno potuto riscontrare in loro delle qualità e dalle quali hanno ricevuto dei complimenti e si sono sentiti dire: «BRAVO».
E questa positività è poi stata valorizzata dal sottoscritto e dai loro docenti all’interno della scuola. Per loro si sono aperti nuovi orizzonti: dal buio dei continui richiami a scuola ed in famiglia, all’aumento della propria autostima, ciò che ha poi portato ad avere risultati soddisfacenti anche nel percorso scolastico.
I ragazzi sono stati sensibilizzati e guidati ad avere atteggiamenti rispettosi e collaborativi sul posto di lavoro; con le dovute modalità si è riusciti a trasferire questi atteggiamenti anche all’interno della classe con risultati benefici pure sul profitto e la maturità personale. L’avvicinamento al posto di lavoro con gli apprezzamenti ricevuti sia per l’impegno e le capacità che per il comportamento, hanno favorito l’inserimento professionale al termine della scuola media in diverse ditte dove si sono svolti gli stage.
Quali le criticità del progetto?
L’impegno dei docenti è sicuramente importante e difficilmente riconoscibile con gli sgravi a disposizione. La ricerca di nuovi posti di stage diventa sempre più difficile. L’inserimento di casi veramente difficili nel gruppo LIFT rischia di compromettere l’esito del progetto per il resto degli allievi. In conclusione potrei dire che una ventina di allievi della scuola media di Balerna, in questi anni hanno potuto dire ad alta voce «GRAZIE PROGETTO LIFT».
Stelio Belloni
Direttore e docente progetto LIFT
Scuola Media di Balerna
Lavorare stanca… ma aiuta a conoscersi
Nel corso dell’anno scolastico 2016 – 2017 il progetto LIFT, dopo tre anni di sperimentazione, si è rinforzato. Riferire di questo progetto senza cadere nel rischio di raccontare delle ovvietà mi è sembrata una sfida interessante, così come quella, facendo le debite proporzioni, raccolta alcuni anni fa da un gruppo di pionieri particolarmente interessato ad esportare e sperimentare il progetto al sud delle Alpi.
Trattandosi di un progetto legato alla sensibilizzazione, alla scoperta e all’integrazione dei ragazzi nel mondo del lavoro, l’occasione ingolosì alcune sedi del Sottoceneri, preoccupate per le ormai note e crescenti difficoltà d’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro ticinese, generate da una parte dai cambiamenti strutturali del mondo del lavoro e dalle esigenze di una realtà che richiede lavoratori sempre più polivalenti, dinamici e specializzati, dall’altra dalla manodopera transfrontaliera, disposta a lavorare a qualsiasi condizione. A fronte di questi scenari ci piacque l’idea di promuovere interventi individualizzati, volti a intensificare il sostegno di una frangia di allievi particolarmente vulnerabili mediante l’organizzazione di pratiche e di stimoli in grado di incoraggiare i ragazzi ad aprirsi verso l’esterno e di mettersi in gioco in un contesto protetto e guidato; tutto ciò ci convinse a partecipare.
Attraverso l’osservazione del lavoro sul campo riuscimmo ad afferrare il senso di questo progetto. Mentre la maggior parte dei giovani crescono sempre più privati dell’opportunità di sperimentare le proprie abilità manuali, gli allievi iscritti al progetto LIFT beneficiano, invece, della possibilità di sopperire a questa povertà con occasioni pratiche, concrete e tangibili. Il confronto diretto, in prima persona, attiva i sensi dei ragazzi, permette loro di aprire gli occhi, di mettere il naso, di toccare con mano, ma anche di famigliarizzare con le proprie capacità e i propri limiti, di misurarsi con nuove sfide e con diversi parametri di valutazione.
Quante volte abbiamo sentito i nostri «liftini» commentare di aver conosciuto la fatica fisica, di aver percepito la pressione del ritmo del lavoro, di aver colto l’ostilità dei colleghi poco inclini e pazienti a dedicarsi al principiante e di non essersi trovati a proprio agio, in un ambiente lavorativo poco stimolante? E quante volte in occasione degli scambi e dei bilanci con i datori di lavoro abbiamo sentito tessere parole di lode e di apprezzamento per la determinazione e l’intraprendenza di certi nostri allievi, che valutati su altre dimensioni, sono riusciti ad attivare delle risorse inesplorate e a supplire quelle mortificate dall’insuccesso scolastico?
Sulla scorta di quanto esposto, riflettendo sui risultati attesi dal progetto LIFT, ci sembra di poter tranquillamente affermare che, nonostante le difficoltà di collocamento professionale al termine della scuola media, questo tipo di sensibilizzazione precoce meriti di essere conosciuta, sostenuta e valorizzata.
L’esperienza di questi anni ci ha inoltre dimostrato come la collaborazione e l’intesa con le famiglie siano fondamentali. In generale, laddove vi è continuità educativa tra famiglia e scuola, gli allievi investono maggiormente energie per uscire da quella condizione d’incertezza che permea la maggior parte degli adolescenti. Questa sinergia tra scuola e famiglia aiuta il giovane a compiere delle scelte e di prendere delle decisioni calibrate per il futuro.
Parallelamente, al successo del progetto concorrono anche le aziende, partner indispensabili per l’attuazione delle pratiche LIFT. La ricerca dei posti di lavoro settimanali continua a essere un’impresa lunga e impegnativa. La rete dei datori disponibili e sensibili alle difficoltà d’integrazione di una certa tipologia di allievi, costruita in questi anni, deve essere costantemente arricchita, «nutrita» e intensificata, sia per avere un ventaglio supplementare di professioni, sia per permettere una maggior rotazione tra gli stessi datori.
Una soluzione potrebbe essere rappresentata da un incentivo statale ai datori di lavoro, non necessariamente di natura finanziaria, per incoraggiarli ad aprirsi maggiormente ai ragazzi in difficoltà.
Daria Bomio
Docente LIFT
Scuola media di Riva San Vitale